Parkinson e Alzheimer, allo studio in Cina una cura a base di nicotina

01.07.2014 18:54

Genova - Utilizzare la nicotina per produrre farmaci contro Alzheimer e Parkinson basandosi sulle sue già note proprietà di neuroprotettore. Lo stanno studiando in Cina dove, dal 2012, il Shenzhen Research Institute della Tsinghua University ha avviato un progetto di ricerca per valutare l’utilizzo di nicotina per le malattie legate al sistema nervoso, somministrandola tramite sigaretta elettronica.

Ancora non ci sono dati preliminari ma l’ipotesi di studio è quella di valutare la capacità di questa sostanza psicostimolante di proteggere dalla degenerazione i neuroni contenenti dopamina. È quanto emerso al Global Forum sulla Nicotina, in corso a Varsavia, che vede riuniti ricercatori, industrie, esperti di salute pubblica e associazioni di consumatori, dove si è parlato, per la prima volta, di un nuovo prodotto in arrivo tra qualche mese sul mercato: una sigaretta elettronica con filtro e nicotina, solida non liquida, che abbatte fortemente la presenza di sostanze cancerogene presenti nelle sigarette tradizionali.

Non solo danni, quindi, arrivano dalla nicotina che, spiega Gerry Stimson, organizzatore dell’evento, migliora «il tono dell’umore, il controllo del peso e può rivelarsi utile in casi di colite ulcerosa». D’altro canto, i danni attribuiti «sono sovrastimati. Non è un veleno, di per se non è cancerogena e non provoca problemi ai polmoni», spiegano gli esperti. Inoltre, benchè possa accelerare battito cardiaco e pressione, «non è considerata un fattore di rischio significativo per eventi cardiovascolari».

Non è quindi la nicotina il problema dei fumatori, sottolineano gli esperti, ma lo sono gli strumenti attraverso cui si assume, ovvero la combustione del tabacco per le sigarette tradizionali, che produce sostanze tossiche e cancerogene, e gli aromi aggiunti ai liquidi delle e-cig «di cui sappiamo poco dal punto di vista tossicologico quando vengono assunti tramite inalazione», aggiunge Riccardo Polosa, ordinario di Medicina interna dell’Università di Catania.

Le due forme di assunzione, tuttavia, non sono affatto comparabili, sottolinea Polosa, membro del gruppo di esperti scelti dal Ministero della Salute per il monitoraggio sugli effetti delle e-cig. «Studi tossicologici - spiega - mostrano che le cellule trattate con vapore di sigaretta elettronica non presentano alterazioni morfologiche rispetto a quelle non trattate. Mentre enorme differenza si nota su quelle sottoposte a fumo di sigaretta».

Quindi, «parificare i due prodotti è irresponsabile e poco etico». Andrebbero piuttosto aumentati, sostengono gli esperti, i prezzi delle sigarette tradizionali, per disincentivarne il consumo. Un problema non all’ordine del giorno in Italia dove si discute, invece, sulla quota di tassazione dei classici pacchetti. Diversamente dall’Iva che è fissa al 22%, l’accisa ha una componente indipendente dal prezzo, pari al 7,5%, e una componente proporzionale al prezzo di vendita e pari al 92% del totale. Il braccio di ferro è tra chi, compreso il ministero della Salute, raccomanda un aumento della componente fissa che avvicini il nostro Paese alla media Ue del 43%, così da aumentare il prezzo minimo, e chi è contrario ad ogni cambiamento.

Intanto, mentre la politica discute il mercato si evolve e sta per arrivare la nuova frontiera dell’e-cig. Si tratta di una sigaretta che contiene un impasto a base di tabacco invece che liquidi e che avrà un gusto molto simile alla sigaretta classica. Questo dispositivo elettronico verrà prodotto dalla Philip Morris in uno stabilimento vicino Bologna e verrà lanciato inizialmente solo sul mercato nostrano e giapponese.

Basata non sul principio della combustione come le sigarette tradizionali ma su quello del riscaldamento delle e-cig, a parità di quantità di nicotina inalata, secondo test preclinici in corso di validazione, si abbatte fortemente la presenza di tutte le altre sostanze cancerogene presenti nelle sigarette tradizionali, rollate o industriali che siano.

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